Al Museo Morandi di Bologna: la mostra “Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz”

Morandi's Objects - Studio Bedroom - 2015

Joel Meyerowitz, Morandi’s Objects, Studio Bedroom, 2015 Stampa a pigmenti d’archivio 20 x 16 pollici – Firmata ed edita sul retro – Da un’edizione di 10 esemplari

Si apre a Bologna al Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna la mostra “Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz”, a cura di Giusi Vecchi.

L’esposizione, attiva dal 30 gennaio al 25 febbraio 2024, è uno dei cinque special projects della dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre e eventi promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera: progetti che esplorano e reinterpretano il lavoro di Giorgio Morandi nel 60° anniversario della morte, attraverso differenti linguaggi del contemporaneo.

“Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz”, allestita nelle sale 23 e 24 delle Collezioni Comunali d’Arte a Palazzo d’Accursio (piazza Maggior 6), introduce all’universo oggettuale di Giorgio Morandi attraverso la visione di Joel Meyerowitz, con una selezione di 17 scatti delle 23 opere complessive che il celebre fotografo americano ha donato al Museo Morandi nel 2015 e nel 2024.

Morandi's Objects - Triptych One - 2015

Joel Meyerowitz, Morandi’s Objects, Triptych One, 2015 – Stampa a pigmenti d’archivio 20 x 48 pollici – Firmata ed edita sul retro – Da un’edizione di 5 esemplari

Joel Meyerowitz ha avviato il progetto nel 2013 ad Aix-en-Provence nella casa di Paul Cézanne, per poi per completarlo nel 2015 accedendo proprio alla stanza-studio di Casa Morandi, in via Fondazza 36 a Bologna. Stanza in cui sono conservati gli oggetti che il pittore disponeva sui suoi tavoli e contemplava prima di riprodurli nelle sue nature morte.

Obiettivo del lavoro è stato quello di fornire un vero e proprio catalogo degli oggetti che i pittori hanno usato nel corso della loro vita, per mostrare le forme, per lo più umili e basiche, da cui i due artisti hanno tratto ispirazione.

I più di 700 scatti, esclusivamente con luce naturale, di Meyerowitz hanno reso possibile una profonda ricognizione tassonomica degli oggetti conservati nella piccola stanza dove Morandi ha vissuto e lavorato: vasi, ciotole, bottiglie, pigmenti colorati, brocche, fiori secchi, conchiglie, imbuti, annaffiatoi, pigmenti e altri oggetti polverosi e invecchiati sulla stessa carta, ormai fragile e ingiallita, che l’artista ha lasciato sul muro.

Joel Meyerowitz Morandi’s Objects, The Last Object, 2015 Stampa a pigmenti d'archivio 40 x 30 pollici Firmata ed edita sul retro Da un'edizione di 10 esemplari

Joel Meyerowitz, Morandi’s Objects, The Last Object, 2015 – Stampa a pigmenti d’archivio 40 x 30 pollici  – Firmata ed edita sul retro – Da un’edizione di 10 esemplari

Il fotografo ha spiegato: “Mi sono seduto al tavolo di Giorgio Morandi esattamente nello stesso posto in cui lui si è seduto per più di 40 anni. La stessa inclinazione della luce brillava su quel tavolo per me come allora per lui. L’ho guardata crescere e irradiarsi poco alla volta per due giorni nella primavera del 2015. Ad uno ad uno, sono passati tra le mie mani più di 260 oggetti che lui aveva raccolto. La polvere di cui sono ricoperti è parte integrante di quel mistero che Morandi ci ha tramandato intatto. Come in un nuovo carosello, gli oggetti sono tornati a sfilare sul tavolo. Mi chiedo: qual è il segreto di questi oggetti che hanno tenuto Morandi sotto il loro potere per tutta la sua vita?”.

Veri e propri ritratti, questi still life fotografici, confluiti nel prezioso volume Morandi’s Objects pubblicato da Damiani nel 2015, esplicitano la potenza espressiva di ogni singolo oggetto, svelandone le sottili caratteristiche, l’assoluta singolarità e il magnetismo che Morandi per primo aveva sperimentato nel dipingerli sulla tela.

Meyerowitz già nejl 2015 aveva già omaggiato il Museo Morandi con un’opera di questo ciclo (Morandi’s Objects, trittico, “Flag”), a cui recentemente ha aggiunto altre 22 fotografie della stessa serie.

Joel Meyerowitz è nato nel 1938 a New York, iniziando a fotografare nel 1962. Sebbene si sia sempre considerato un fotografo di strada, come Henri Cartier-Bresson e Robert Frank, ha poi trasformato questa modalità con l’uso pionieristico del colore. Considerato, con William Eggleston e Stephen Shore, uno dei più importanti esponenti della New Color Photography degli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, l’artista è stato determinante nel cambiare l’atteggiamento verso l’uso della fotografia a colori da una resistenza a un’accettazione quasi universale.
Il suo primo libro Cape Light (1978) è un classico della fotografia a colori che ha venduto più di 150.000 copie. Lo stesso si può dire per Wild Flowers (1983) per la fusione di natura e artificio nelle normali strade cittadine. Successivamente è passato ai ritratti (Redheads, 1991) e al paesaggio (Tuscany: Inside the Light, 2003), per dedicarsi, di recente, alle aree selvagge nei parchi di New York. 
Meyerowitz è l’unico fotografo a cui è stato concesso l’accesso libero a Ground Zero dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Le immagini, molte delle quali raccolte nel volume Aftermath: World Trade Center Archive, costituiscono la base di un importante archivio nazionale e una mostra itinerante che ha viaggiato in più di 200 città in 60 paesi.
Il fotografo, nel corso della carriera, ha prodotto oltre una dozzina di libri, nel 1998 ha prodotto e diretto il
suo primo film, Pop, un diario di un viaggio di tre settimane in macchina con il figlio Sasha e il padre anziano Hy.

Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz
dal 30 gennaio al 25 febbraio 2024
Palazzo d’Accursio
piazza Maggiore 6 – Bologna



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